"Le avventure di Luchi e Striche" è un romanzo con dentro la Valle Bormida, la Festa di Inizio Estate a Cosseria, birra a fiumi, emozionanti storie d'amore, epiche battaglie, parastinchi... insomma una scemenza tipo Twilight. Ma più corto e scritto meglio.

lunedì 12 marzo 2012

Sul linguaggio...



Per parlare del linguaggio in "Le avventure di Luchi e Striche" vorrei partire dalla fine della frasetta di presentazione: "Una scemenza tipo Twilight. Ma più corto e scritto meglio". Premetto che nutro il massimo rispetto per le idee, le convinzioni religiose, i gusti musicali, lo stile di vita e i milioni di dollari di Stephenie Meyer, ma non posso dire altrettanto nei confronti di quello che scrive.
L'affermazione a riguardo che più mi sento di condividere è quella di Stephen King, scrittore magari poco noto per i premi letterari vinti ma sicuramente in grado di buttar giù qualche decina di migliaia di pagine di prosa godibilissima: "Sia la Rowling che la Meyer parlano direttamente ai giovani. La vera differenza è che la Rowling è bravissima, mentre la Meyer non è tanto brava".
Non c'è, nella Meyer, la volontà di scrivere in un certo modo (male, secondo Steve e il sottoscritto) per un qualche motivo legato a ciò che vuole trasmettere al lettore. Per dire che il vestito è splendido scrive "splendido". Il senso arriva, ma non trasmette altro. Più che altro, la Meyer scrive così perché non sa scrivere in altro modo. Fa quel che può, e questo è sempre ammirevole, ma quel che può è davvero poca cosa.
E non c'è niente di male in questo: l'obiettivo di Twilight è raccontare l'ennesima variante della favola del brutto anatroccolo (magari un po' complicata da strani esseri dai poteri che lasciano perplessi più che meravigliati), nella favola il cigno è splendido e basta, non c'è bisogno di aggiungere altro.
"Le avventure di Luchi e Striche" ha uno scopo diverso: ho voluto cercare di rendere l'atmosfera quasi "mitologica" di certi aneddoti di quelli che ci si raccontava, ragazzini, tra amici, cose successe magari a ragazzi più grandi, prima di diventare a nostra volta protagonisti di aneddoti raccontati da altri.
Ogni luogo, ogni posto produce la sua mitologia, le sue leggende, i suoi modi di dire che sono spesso poco comprensibili al di fuori del luogo d'origine stesso.
Ed è un posto ben strano la Valle Bormida, una manciata di paesini sparpagliati tra i boschi con qua e là qualche mostruosità industriale, dove il mare è a pochi chilometri ma oltre la riga delle ultime Alpi ed i fiumi scorrono verso tutt'altra direzione per andare a buttarsi nel Tanaro e da lì nel Po...
La Valle Bormida non è già più Riviera Ligure, e non è ancora Piemonte.
Sono posti da bar, da osterie, dove ci si conosce tutti o quasi eppure spostarsi di una decina di chilometri significa gita, significa "uscire".
Niente di strano quindi che buona parte di questi aneddoti riguardino sbronze (o "mine", come si chiamano da queste parti), feste di paese, corse in macchina su strade tortuose, litigi con gente di fuori Valle (soprattutto della riviera), approcci con l'altro sesso particolarmente imbranati... Il luogo naturale dove si raccontano queste storie è il bar, ma anche la birreria va bene, e sono spesso piene zeppe di esagerazioni e forzature: si sa che una storia è spesso più interessante raccontarla o sentirla raccontare che viverla.
Fare la storia è noioso, come disse un mio amico.
Il linguaggio di "Le avventure" cerca di riprodurre quello di questi racconti, fatti tra amici e tra una birra e l'altra, niente di alto o elevato. Anzi, spesso sgrammaticato o infarcito di termini dialettali o impropri. Non è stato semplice, né immediato, scrivere "male" questo libro: c'è voluta parecchia pazienza e tanto ascolto, per capire come rendere sulla pagina le scorribande del discorso orale.
Non me ne vogliano i puristi della Lingua Italiana, ma secondo me il linguaggio non è una cosa che viene fornita con allegato libretto di istruzioni (questo, al limite, viene scritto successivamente): il linguaggio è un modo per risolvere un "problema" di comunicazione, trasmettere un senso, un'atmosfera, e se per farlo è necessario scrivere "male" allora sono contento d'averlo fatto.

3 commenti:

  1. potevi dire anche "tipo Drake's heaven" ma scritto molto meglio nella presentazione.
    ( ah ah ah questo commento così borioso e autoreferenziale potevo non metterlo, però mi sono chiesta "se l'hai pensato Chiara, borioso o autoreferenziale che sia perchè non metterlo"... e l'ho messo. Comunque sto attendendo di leggere Luchi e Striche, mi ha già telefonato e mi ha detto che arriva il 6 aprile! Spero che il vicino rubarello che mi ha fregato un pacco contenete bottiglie di vino due mesi fa non sia un accanito lettore

    RispondiElimina
  2. ops non ho chiuso la parentesi, quindi tra noi c'è una parentesi aperta, ricordalo. Anzi la chiuso qui. Ecco)

    RispondiElimina
  3. ricordati sempre di chiudere le parentesi, che fa corrente e mi scompiglia tutte le lettere del blg... :)

    RispondiElimina